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L'Aikido

 domande e risposte di un praticante

 

1) Cosa vuol dire Aikido?

AI = armonia ...

KI = energia ...                                                                                                                     

DO = via ... 

 

2) L'Aikido è un'arte marziale di difesa?  

 Si e no. E un discorso complesso; a volte si sentono molti discorsi inutili. Le arti marziali, i Budo, non insegnano a difendersi come comunemente si immagina; la pratica comporta ad aver più fiducia in sé stessi, a percepire una la situazione prima che si manifesti l'azione, ci dà la libertà di scegliere cosa fare. Conoscere delle tecniche da combattimento può anche tornar utile, non è però la tecnica il mezzo proposto per difendersi, ma una consapevolezza diversa che tramite la tecnica rivoluziona la coscienza della persona.  Nella tecnica in Aikido non si prevede nessuna difesa, impegnare energie per difendersi, equivale a bloccarle e a limitarne la circolazione. L’energia non è né buona né cattiva, la Vita è energia, vivere rimarrà sempre un rischio, non per questo si deve evitare di vivere.

 

3) Cos’è Kobayashi Aikido Ryu?

Kobayashi Ryu Aikido, è un'arte marziale, un budo, uno stile, una scuola dove si formano i budoka. La pratica dell'Aikido e dell'Aikishintaiso danno profondità alla tecnica, dove l'etica e l'etichetta legata all'estetica del gesto contribuiscono alla ricerca dell'identità dell'individuo. La Kobayashi Aikido Ryu è un'eredità trasmessa da Kobayashi Hirokazu Soshu, e oggi portata avanti dal suo discepolo André Cognard Saiko Shihan.

 

4) Che cosa vuol dire l’Aikido è un’Arte Marziale?

L'aikido è un arte che si esprime attraverso tecniche di origine guerriera. L'aikido è l'arte di combattere senza  sottomettere,  senza essere sottomessi,  è il rispetto dei ruoli dove non esiste nessun compromesso, dove si ricerca un gesto efficace, energetico e etico, utile a entrambi i contendenti, che garantisca le due visioni diverse (di chi attacca e di chi accoglie l'attacco). L'aikido è l’arte della relazione, è il riequilibrio delle avversità di qualsiasi natura siano (fisiche, emozionali, morali ).   L'arte di relazionarsi nella marzialità, mette in armonia gli opposti,  allo stesso tempo evidenzia e fa prevalere con ordine la priorità di chi  più è vicino alla realtà. 

La relazione in questa disciplina si esprime attraverso il corpo nella dimensione spazio/tempo (l'arte dell’essere), quest'Arte abbinata alla disciplina, alla tecnica e alla strategia del guerriero (la marzialità), offre al praticante i mezzi per scuotere le coscienze.

 

5) Cos’è il Budo?  

Credo si possa dire anche così: il Budo è una pratica corporea dove si esplorano le avversità per ricollegarle alla legge naturali dell'Armonia, rimanendo fedeli alla propria identità. 

Kobayashi Hirokazu Soshu

André Cognard

Saiko Shihan

Paolo Savadego

Shihan

 6) Chi è Kobayashi Hirokazu?

 Kobayashi Hirokazu Soshu (1929 - 1998) e stato uno degli allievi più importanti di O Sensei Morhiei Ueshiba (fondatore dell’Aikido moderno). Kobayashi Hirokazu Soshu ha diffuso l’Aikido, soprattutto in Europa, apportando delle migliorie alla pratica dell'aikido e dell'aikishintaiso, è nella pratica il nostro punto di riferimento; Lui ha saputo trasmettere una tecnica, un'etica, un'etichetta, una tradizione, che tramite il suo discepolo André Cognard Saiko Shihan,  ora è possibile trovare in diverse Accademie diffuse in tutto il mondo; l'Aikido di Kobayashi Hirokazu Soshu è riconosciuto nel mondo del Budo come " Kobayashi Ryu Aikido ". 

 

7) Dove si può praticare il Kobayashi Ryu Aikido ?

L’Aikido Kobayashi Ryu è diffuso in diverse parti del mondo ed è presente anche in Italia; per esempio nell'Accademia Aikido Hirokazu Kobayashi (AAHK) diretta da Antonucci Ezio Shihan , nell' Accademia di Aikido  ALPA, diretta da Lemaire-Allamand Annick Shihan, o nell'Accademia di Aikido e Cultura Tradizionale Giapponese, diretta da Paolo Salvadego Shihan, questa per affiliazione maestro/allievo ha varie Accademie che collaborano, una della quali è la nostra: Accademia di Aikido Scaligera.

 

8)  Come si svolge la pratica dell’Aikido?  

  La pratica dell’Aikido si svolge prevalentemente in coppia, stimola la centralità corporea e non solo, l’aikidoka (praticante di Aikido) attraverso leve, proiezioni, un lavoro di distacco e unione delle varie parti del corpo e non solo ( piedi, bacino, profili, testa, sguardo, intenzione, azione...), lavora sugli spazi interni ed esterni del corpo. Fondamentalmente il lavoro si svolge su tre livelli, che sono in ordine evolutivo per il praticante, il primo livello si pratica solo con il corpo, il secondo con il jo (un bastone lungo 127/128 cm) e il terzo con il bokken (una specie di katana in legno, che veniva usata già all’epoca dei samurai).  Dentro ogni livello esistono altri tre livelli; più si sale di livello più si lavora all’esterno e allo stesso tempo in profondità dell’essere.

 

Esempio: dentro il I° livello (lavoro con il corpo), ci sono 3 livelli:

 1)  suwari waza

     due praticanti lavorano in ginocchio

 2) hamni antachi waza 

     uno lavora in ginocchio e l’altro in piedi

3) tachi waza

    i due lavorano in piedi

9) Cosa serve per incominciare?

Per provare basta avere abiti comodi, poi si pratica a piedi nudi. Quando si inizia la pratica serve un "dogi" (il vestito che indossa l’aikidoka), gli "zori" (ciabatte tradizionali), per avvicinarsi al "tatami" (tappeto, dove si pratica a piedi nudi). Non guasta un po’ di curiosità e buona volontà (sono sempre consentite delle lezioni di prova).

 

 10) A chi può essere utile l’Aikido?  

Tutti possono trarre vantaggi dalla pratica dell’Aikido. Al di sopra dei sei anni, uomini, donne, fino a qualsiasi età, tutti possono praticare. È utile soprattutto a coloro che sentono il bisogno di ritrovarsi nel proprio corpo, a chi vuole trovare più equilibrio nella dinamica del vivere quotidiano o a chi vuole allargare il proprio modo di vedere, a chi sente il desiderio di esplorare qualcosa di non conosciuto del proprio essere. L’Aikido è una pratica che rispolvera il corpo per far emergere energie: inattese, nascoste, mai conosciute o mai utilizzate, per approdare a livelli di realtà e quindi di libertà sempre più elevati. 

11) I bambini, gli adolescenti, gli adulti, gli anziani o i vari handicap, hanno esigenze diverse, come vengono accolti?

Nella pratica dell’Aikido la stessa proposta di lavoro è utile per il principiante come per il più esperto, comunque ci sono corsi per bambini, per adolescenti e adulti; maschi e femmine praticano sempre insieme nel rispetto dei ruoli.

Il bambino: attraverso la pratica corporea impara ad avere una buona relazione con il proprio corpo e a socializzare, a scoprire nuovi equilibri e a rispettare sé stesso e gli altri. Viene spronato attraverso la disciplina a esprimere la propria energia in maniera ordinata per incominciare a capire chi è. Gli vengono dati o confermati attraverso la tecnica punti di riferimento da dove poter far leva e affrontare con ordine la crescita. 

Gli adolescenti: sono già in una fase della vita molto dinamica, la pratica espone loro molti altri punti di vista, più prospettive, dove possono trovare spunti o/e conferme. L’Aikido offre equilibrio e più sicurezza in sé stessi, fa scoprire le proprie attitudini, promuove le proprie abilità, le proprie potenzialità, per essere artefice e responsabili in prima persona del proprio destino.

Uomini e donne: hanno sempre un proprio posto e un proprio ruolo. Avere sul tatami uomini e donne in numero uguale, è la miglior condizione per incominciare a lavorare.

Sia per il principiante che per l’esperto, nella pratica troviamo sempre due ruoli. In ogni tecnica esiste shite (colui che gestisce la tecnica) e uke (colui che accoglie la tecnica). Simbolicamente il ruolo di shite rappresenta l’uomo e il ruolo di uke rappresenta la donna, i due ruoli nell’esecuzione di ogni tecnica si scambiano più volte, tutti e due traggono vantaggio dalla stessa tecnica, nonostante i due punti di vista siano diversi.

Gli anziani: nella pratica dell’Aikido sono inseriti nei corsi regolari. Nessun limite di età per la pratica, che può diventare un metodo per vivere onorevolmente  ogni periodo della vita. L’Aikido non può e non viene praticato come medicina, nonostante ciò molti dichiarano che attraverso la pratica di aver risolto varie problematiche e di aver ricevuto vari benefici.

L’andicap: in Aikido l’handicap viene accolto con normalità, è visto semplicemente come un limite, ognuno ha le proprie difficoltà, a nessuno viene vietato di salire sul tatami, per chiunque voglia mettersi in discussione il Dojo è sempre aperto. Al di là di quello che si pensa, nella pratica tutti hanno dei limiti, ma attenzione: in Aikido il limite non è un ostacolo, anzi può rappresentare un’opportunità. A volte si va oltre il limite, spesso lo si rispetta o solamente lo si riconosce; a volte i limiti fisici tendono a cambiare, o cambia solo il modo di vederli. Il limite psichico è un’altra cosa, se la persona non riesce ad avvicinarsi alla pratica corporea, l’Aikido non può fare molto per queste persone. L’aikido agisce tramite la pratica corporea, ma il corpo non limita la libertà della persona.  

12) E vero che l’Aikido seleziona solo alcune persone?

Ogni tanto si sente dire che l’aikido è un’arte per pochi eletti. Non è vero: solitamente si ritrovano sul tatami praticanti di ogni ceto sociale.  L’aikido è aperto a tutti, ma non tutti scoprono o hanno l’attitudine a portare avanti questo tipo di relazione. Infatti c’è chi incomincia e lascia dopo un mese, un anno,  diversi anni ma anche chi lo pratica per tutta la vita. Le motivazioni possono essere varie, tutti però portano a casa qualche cosa di utile.  

L’aikido mette di fronte ai propri limiti, in un certo senso li espone, li anticipa alla coscienza, per mobilitarne l'energia che è inconsciamente bloccata. Non tutti sono disposti ad accettare il cambio energetico che deriva da questa presa di coscienza... è solo allora che l'aikido diventa selettivo.

 

13) Che preparazione deve avere una persona per incominciare la pratica?

Non serve nessun tipo di preparazione particolare, la pratica rispetta il corpo di ogni persona, poi  il corpo assumerà, attraverso la pratica stesssa, un'adeguata tonicità.

 

14) L’Aikido è una religione?

No, l’aikido non è una religione, nonostante la sua origine abbia avuto delle influenze religiose. Kobayashi Hirokazu Soshu ha voluto distaccare l’Aikido da ogni aspetto religioso. Ha mantenuto solo qualche richiamo a esercizi che danno benefico alla meccanica corporea.

 

15) Esiste un inizio o un fine corso?      

La pratica dei corsi non ha un inizio o una fine, il percorso è personale e stabilito dall’impegno della persona. 

16) Perché quando si parla di Aikido non si sa bene cosa sia?

Molti ne parlano. Spesso circolano messaggi che non rendono giustizia a questa come a altre arti marziali. Sembra difficile spiegare come usare la conflittualità a fin di bene. I mass media trasmettono informazioni prevalentemente fuorvianti, spesso solo per esaltare lo spettacolo. Mentre altri che praticano arti marziali pensano esclusivamente all'auto-difesa oppure alla sopraffazione dell'altro. Esistono poi gare e combattimenti che deviano il vero significato del budo. Nello sport spesso si premia il vincitore, e per vincere molti scendono a compromessi; siamo immersi in una cultura che non favorisce l’etica, l’onore, l’onestà dell’impegno; raramente viene riconosciuta la qualità di cosa viene trasmesso.  

17) Perché si praticano delle tecniche che erano usate dai guerrieri (samurai)?

 Ci sarebbe da studiare o spiegare la storia del Giappone per rispondere a questa domanda. Si può comunque dire che si usavano delle tecniche di combattimento, che oggi nella nostra pratica dell'aikido non creano più  vinti o vincitori.

Nella conflittualità ricreata, il nemico non è più uno o l'altro praticante, ma le avversità che limitano le relazioni e che la tecnica evidenzia. Per questo nella pratica dell'aikido è importante riconoscere i ruoli: chi sono io e chi è l'altro. Il gesto tecnico trova l'Armonia nel conflitto solo quando c'è relazione fra chi attacca e chi viene attaccato. Il tutto senza ferire o farsi ferire, senza imporre o subire, senza reagire all'attacco, ma piuttosto agire in un tempo diverso, per il bene di entrambi i praticanti coinvolti nel conflitto, rispettando l'ordine di chi si trova più vicino alla realtà. Attraverso la pratica si può sviluppare la tecnica, la determinazione, la vigilanza, il rispetto, la giusta distanza, le relazioni,  le sensazioni e la coscienza. Si comprende che ognuno ha un ruolo diverso e importante per la propria e l'altrui evoluzione. In un quadro dove la relazione di partenza è conflittuale, dove non ci si arrende a ciò che sembra complicato, si possono trovare altre soluzioni. Il corpo, in costante ricerca, ascolta e propone; alternando gli opposti, trova la sua centralità e così può far emergere la propria identità ed aiutare le altre a ritrovarsi.

 

“Chi più si avvicina alla realtà, si trova ad aver sempre più ragione, anche attraverso la tecnica”

“I punti che uccidono sono anche quelli che guariscono”

 

 

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